martedì 4 dicembre 2012

Per capire inizio con il silenzio

"Sono qui per cercare di capirli" scriveva Charles de F. ad un amico per fargli comprendere quale era lo scopo della sua scelta e della sua presenza in una regione e in mezzo un popolo completamente isolato.
In questo momento sento importante quest'atteggiamento che fratel Carlo integrò dopo molti anni di permanenza nel deserto e dopo continui cambiamenti, importante per cercare di capire il contesto, o le persone con cui si è scelto di vivere, questo non è un dato di fatto immediato, ma prima di tutto è un processo, un lungo processo, che parte necessariamente da un azione molto semplice: " mollare la presa".
Si tratta allora di fare spazio, e non "dare" spazio, in quanto dare è sempre un atto di potere, mentre il "fare spazio" è  riconoscere che ci sono spazi che appartengono ad altri; ma mollare la presa vuol dire per me, anche non determinare per forza le situazioni. La tentazione di controllare è sempre forte, ed è in genere frutto di insicurezza e di poca fiducia, per capire l'altro è necessario che io abbia fiducia e che sia chiaro in me che non lo conoscerò mai fino in fondo, liberandomi così dalla pretesa di possederlo.
Nella mia scelta di vita, quest'aspetto assume anche la dimensione dell'attesa, dell'imparare a stare senza far nulla, del rispettare i miei tempi e quello degli altri; mi sembra in effetti questa la dimensione del seme, che gettato nel solco, attende: che si amalgami con la terra, che arrivi la goccia giusta, che il sole non sia troppo forte...e soprattutto è necessario che il seme si fidi che il terreno che lo accoglie è un terreno fecondo.
Mi chiedo allora se ho lo sguardo libero per riconoscere questo terreno ( il quartiere), come terreno fecondo e non solo arido e pieno di difetti, se ho fiducia in me e negli altri per lasciarmi andare ad un meticciamento con questa realtà, e se sarò capace di tanto silenzio per saper accogliere e riconoscere i segni giusti di questa nuova tappa.







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