mercoledì 19 dicembre 2012

Il concorsone non lo sa


Al mattino appena sveglio sento  i bambini del palazzo che scendono per andare a scuola, si trovano tutti insieme alla fermata dello scuolabus, ci sono anche le mamme, i più piccolo hanno necessità di essere accompagnati, si mescolano colori, lingue, abitudini differenti, qui mi sembra che non ci sia una vera e propria maggioranza, c’è il mondo con tutte le sue sfumature. Gli stessi bambini li ritrovo poi a scuola quando come educatore lavoro su progetti interculturali e sui laboratori creativi, in questo caso mi rendo conto di quanto possiamo veramente essere capaci di creare relazioni e possibilità nuove per questi bambini. Mi fermo spesso ad osservarli, mi lascio contagiare dalla loro spontaneità che, attenzione, nei bambini non è sempre frutto della loro ingenuità, non sottovalutateli mai, sanno anche essere aggressivi e prepotenti, ma ciò che mi colpisce è la loro comunicazione; oggi ad esempio una bambina di origine cinese, arrivata da poco, comunicava attraverso gesti, sorrisi e parole in cinese, con un bambino nigeriano, il quale ha tenuto a comunicarmi che lei non parlava ancora in italiano, attenzione non mi ha detto che non parlava, ma che non usava la lingua comune, cioè l’italiano: complimenti bella sfumatura.

L’altro è anche come lo vediamo e percepiamo, l’idea o l’immagine che ci facciamo di lui, né condizionerà inevitabilmente anche la relazione, se per esempio per me l’altro “non parla”, equivale a dire che non è capace, ha un handicap, ma se non parla una lingua specifica, vuol dire che al momento la deve ancora  apprendere, ma resta il fatto che è una persona capace di parlare, di ragionare, di esprimere pensieri e sentimenti attraverso un altro idioma, in breve si riconosce la persona nella sua interezza, nella sue capacità, nella sua storia, non parlare in italiano è un particolare che non lo svaluta. E’ chiaro che questa ultima riflessione il piccolo nigeriano non l’ha prodotta, ma come tutti i bambini, l’ha vissuta.
Mentre osservo, condivido subito con l’insegnante la considerazione che faccio e il nostro diventa uno scambio, non solo professionale, ha una sfumatura particolare: loro sono nella scuola da molto tempo, conoscono il quartiere e le famiglie, si interessano di tanti aspetti e non solo della didattica, in questo contesto ho la possibilità di vivere l’impegno educativo che lascia i panni del freddo intervento professionale e si fa contaminare dalla realtà e interagendo con essa trova le migliori strategie per promuovere il ben- essere dei bambini.
Con queste insegnanti e il personale ATA  vivo un’ amicizia, mi hanno arredato la nuova casa, hanno appoggiato da subito il mio progetto d’inserimento, sanno della mia scelta come piccolo fratello e ne condividono i passi; devo dire che sono state loro a farmi amare questo quartiere, mi hanno insegnato ad entrare con delicatezza nelle situazioni più difficili, non mi hanno mai indicato le povertà, ma i gesti che rimettono in campo la dignità. Sono a Lido3Archi per apprendere, non per fare, per saper riconoscere il positivo, non per mostrare la mia azione. Gesù dice agli apostoli. “Vi precedo in Galilea” e la Galilea è la regione delle genti, delle diversità, del mescolamento, Lui è già presente, ci abita da sempre.

Rientro a casa e mi immergo nel silenzio, nel cuore a cuore con Dio sento che solo così,  lentamente, sarò capace anche dello stesso cuore a cuore con questa gente…ma tutto questo il Concorsone non lo sa. 





3 commenti:

  1. grande Ame...il Signore ti benedica sempre..e una sua benedizione è sicuramente la Grazia di uno sguardo così bello sulla quotidianità e la vita che ci circonda...grazie per la tua testimonianza...baciii
    alexandra

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    1. grazie a te Alex per l'amicizia così immediata e gratuità

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  2. Il mio post preferito fin'ora AL

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