"Il vuoto divino fa respirare e ci permette di essere. Ci da
maturità e libertà…Dio è spazio aperto”.
Ci sono libri che amo spesso riprendere in mano per immergermi
di nuovo tra le loro parole, cerco le pagine che mi risuonano dentro e mi sono
rimaste nella memoria, magari non ricordo il capitolo o la pagina esatta, ma so
che tra le tante alcune hanno lasciato un segno nel mio pensiero prima, e nella
mia visione della vita poi. I libri che conservo con una certa gelosia nella
mia libreria, sono un po’ come la brace che cova sotto la cenere, sono stati
fuochi accesi poi assopiti, ma basta spolverare il grigio della cenere che ecco, rispunta quello stesso calore che potrebbe ravvivare e bruciare qualsiasi cosa,
così sono le parole dei libri che mi hanno accompagnato in questi anni: sono lì, e
ogni tanto le “smuovo” per ritrovare la stessa scintilla di vita. Tra queste ecco quelle di Giorgio Gonella, quelle citate in apetura, dal suo libro “Nel
deserto il profumo del vento”, ho cercato queste parole perché le sento come
sintesi chiara ed eloquente di uno degli ultimi incontri che ho vissuto: eccomi a condividerlo.
I luoghi sono fatti per incontrare e creare relazioni, ma
essi spesso ci condizionano, determinano la forma e il significato che le
relazioni assumono in noi, spesso sono convinto che i luoghi diventano anche
filtro per le relazioni; quali relazioni può creare una sala d’aspetto di un
medico di famiglia?. Il mio medico di base riceve nel quartiere, vado per un consulto, ci vado raramente, anzi diciamo
mai, non mi piace aspettare, fare la fila, impegnare un’intera mattinata, ma ne
ho bisogno, mi munisco di pazienza e getto lo sguardo nella saletta a piano
terra di una palazzina, chiaramente per quanto discreto voglia essere tutti mi
guardano, tra i tanti alcuni mi sorridono, ci conosciamo, ecco allora che mi
motivo: è un occasione per approfondire delle relazioni. E’ davvero incredibile
vedere il mio amico indiano ventenne che accompagna il papà dal medico per fare
da interprete, una coppia dell’est Europa che si meraviglia della mia confidenza
con l’indiano, due signore anziane che parlano in stretto dialetto fermano
impegnate ad aggiornarsi su tutto e tutti, mentre al loro fianco due donne
algerine con i loro figli piccoli, parlano in arabo con qualche intrusione di
italiano e francese. Una delle signore anziane appena esce dal medico, viene
dritta verso me e mi saluta, mi parla come se mi conoscesse da sempre e mi
racconta degli acciacchi; tra me e me
penso per quale motivo senza fare nulla ho esercitato questa particolare
attrazione sulla nonnina, tanto da suscitargli confidenza, è lei stessa che lo
rivela: ti vedo quando vai a leggere in Chiesa. Man mano la fila dell’attesa si
assottiglia rimango con una delle donne algerine, ci conosciamo, sua figlia ha
partecipato ad uno dei miei laboratori a scuola, ci siamo già salutati e
conosco anche suo marito, questo mi facilita l’incontro e il dialogo, la sala d’attesa
così anonima e per certi aspetti poco rassicurante con i suoi poster sulle
malattie e campagne di prevenzione, con le sedie fatte apposta per rafforzare la postura sbagliata, diventa di
colpo il luogo che può accogliere un dialogo fatto di rispetto e meraviglia. A
forza di insistere sull’argomento “ a una certa età devi sposarti”, sono
costretto a spiegare il motivo per cui a 45 anni non sono sposato, e così
condivido il fatto che ho scelto di essere un laico consacrato. Si tratta di
condividere, far comprendere quello che per me è il frutto di un lungo percorso
di vita, di un’esperienza di fede che ha comunque anche un riferimento
culturale e storico, che sono diametralmente differenti dai suoi, eppure non
sempre tutto questo è una complicazione, a condizione che si abbia il desiderio
e la curiosità di conoscersi e ascoltarsi. Lei è algerina, la terra in cui Charles
de Fuocauld, dove lui ha sperimentato e vissuto il suo cammino d’incontro con le
popolazioni nomadi musulmane, è la culla della spiritualità che mi ha
profondamente segnato, parliamo di questo, come parliamo delle cose che ci
accomunano e ci separano nella fede. Lei mi dice “ io sono curiosa, e ho sempre
voluto capire il perché delle feste cristiane…venire qui in Italia non è stato
semplice per me, ma mi ha fatto vedere che esiste un'altra realtà oltre il mio
paese…ho voluto portare i miei figli a vedere San Pietro, perché non devono
capire e conoscere?”; a conclusione della nostra chiacchierata mi dice:“trovo
che voi cristiani siete molto umani, più di noi musulmani”.
Charles de F. |
“Il vuoto divino fa respirare e ci permette di essere. Ci da
maturità e libertà…Dio è spazio aperto”. In quella sala d’aspetto ho ripensato
a questa frase di Giorgio Gonella…e l’ho compresa, come mi è stato chiaro il
senso di una vita spesa a “stare” con le popolazioni del deserto come quella
di Charles de F., questa donna e le sue parole mi hanno dato il senso di
quello che è il nascondimento di nazareth, mi hanno invitato a restare nel
quartiere con uno stile e una presenza ben precisa. Uscendo lei mi saluta: “
ciao Amedeo”…ma io non avevo detto il mio nome…forse l’ha sentito a scuola o
dalla figlia.