domenica 29 ottobre 2023

Eremo a piccole dosi

  


 Da giorni, da mesi in realtà, che mi pongo la domanda: come mai sento forte il desiderio di stare ritirato, da solo.

    La questione in sé potrebbe avere un fascino ed essere contemporaneamente “trappola”, potrebbe aprire una nuova prospettiva, allargare gli orizzonti, sviluppare un cammino, oppure semplicemente celare una fatica, un malessere, costruire in dettaglio il piano di una vera e propria fuga. Ho centellinato con parsimonia i tempi di solitudine che spesso ho vissuto e curato, i giorni o le settimane di eremitaggio sono per me  spazi fondamentali da vivere, eppure questa volta ci sono entrato in punta di piedi. La solitudine usata come  mezzo per fuggire è un rischio che non voglio correre e soprattutto  ho imparato a classificarla come “malsana” proprio attingendo alla millenaria sapienza della vita monastica e della tradizione eremitica. In eremo si va per stare da solo con il Solo, non per fuggire  relazioni e  situazioni,  ancor meno si va per isolarsi.

    Ma la questione mi intriga, mi muove, mi scomoda e mi infastidisce, quindi parla di me e mi raggiunge in profondità.

    Non ho ancora trovato una risposta a questa inquietudine, per questo la frequento ancora e mi lascio contattare da essa.  So che richiede tempo, che necessità di silenzio come anticamera di un incontro; bisogna coltivare zolla zolla, scavare e zappare con cura il terreno arido in cui mi sono ritrovato, anche questo è deserto. Ci si spoglia, perché si tolgono gli abiti delle risposte scontate, si resta con l’essenziale.

  Si resta, appunto, si resta lì dove si è approdati.


    Questa volta è l’attesa a scavarmi a fondo, a generare e rigenerare un terreno che forse si prepara ad una nuova semina. Come il vino nuovo necessita di botti nuove, così una nuova semina non può produrre frutto in un terreno secco e indurito. A volte ci vogliono colpi di zappa decisi e profondi, occorre “rivoltare la terra”.

  Probabilmente e dico probabilmente, non sono le relazioni che vorrei fuggire, ma le modalità con cui viviamo oggi le relazioni che non vorrei più assecondare come se fossero inevitabili.