Lo spioncino della porta è un semplice e minuscolo mezzo per
filtrare gli incontri tra “desiderati” e “non desiderati”, un piccolo occhio
che può essere un rigido muro, è fatto per proteggersi, per guardare senza
incontrare lo sguardo dell’altro, appunto è fatto per spiare. Visto da fuori, il portone di casa
con quell'occhio sembra un Polifemo gigante e potente, una fortezza
inespugnabile, quasi un bunker chiuso in
se stesso: per rifiutare un incontro, devi fingere di non essere presente in
casa… interessante.
Inaspettatamente in tarda serata qualcuno suona alla porta e quell'occhiello lo utilizzo senza filosofarci sopra: riconosco, mi meraviglio,
immagino, mi preparo le parole, cerco “la faccia di circostanza”, mi sfiora
rapidamente l’idea di eclissarmi, poi in realtà abbasso la “palpebra” di
metallo dell’occhiello e permetto al mio sguardo d’incontrare direttamente chi
ha suonato, senza filtri, senza distanze, senza visioni minuscole e miopi;
forse mi metto a rischio o semplicemente accetto di essere presente in quel
momento, in quell'istante, in quel posto e soprattutto in quell'incontro cercato e realizzato non da me.
Per un ora e mezza ho ascoltato, provato a comprendere,
lasciato da parte le risposte, ho fatto esperienza della mia impotenza e incontrato
la fragilità umana; mi ha avvicinato il dolore sordo di chi si sente sempre
giudicato e mai compreso, mi ha disorientato la lotta interiore di chi da una
vita rompe gli schemi in cui non si ritrova e non sa far comprendere il proprio
malessere interiore; ho percepito quel lento morire che qualcuno prova quando
pur volendo amare, silenziosamente e in totale solitudine consapevolizza che
amare è troppo difficile, dopo che per una vita lo hai solo rifiutato.
“Aiutami a capire” è stata la richiesta detta chiaramente dall'ospite inatteso mentre entrava; man mano che ascoltavo mi accompagnava una domanda “
aiutami ad avvicinarmi, non posso fare
di più”.
Una sera, in un quartiere, in un palazzo, in un luogo che
nessuno stima, mi è sembrato che Dio mi facesse l’occhialino e senza giri di
parole né frasi di circostanza, eliminando di colpo ogni atteggiamento melenso,
Lui mi accompagnava dentro il cuore di un umano che il narcisismo imperante, la
prepotenza dilagante e assunta a valore e la povertà culturale di questo tempo
e di questi giorni sta spegnendo. Quella sera e non solo quella sera, l’incontro
ha reso più complicata e scomoda la lettura della Buona Novella: e la Parola si
fece carne…e con un occhiolino ha pronunciato la Parola di un inizio: tutto
questo è cosa molto buona.