Nella fede non ho mai cercato prove “schiaccianti”, ho sempre preferito il soffio leggero della Sua vicinanza che mi lascia libero di cercare e di avere i piedi sporchi di terra come quelli di instancabili e caparbi cercatori, che mi fa preferire il fascino del deserto dove la nostalgia e il desiderio di un oasi, danno vigore ai passi lenti e decisi, i piedi affondano nella sabbia ma gli occhi sono puntati su una stella, è così che non ci si perde nel vuoto, ma del vuoto si fa un inizio.
Le prove schiaccianti hanno motivato le guerre in questi
anni, hanno liberato e giustificato il potere di sottomettere, hanno nutrito le
bugie e hanno dato forza alla voracità di alcuni a discapito dei molti.
Le prove schiaccianti sono state sfacciate e hanno avuto la faccia
tosta di non arrossire quando si sono rivelate menzogne; le prove schiaccianti
non hanno il coraggio di chiedere scusa.
Le prove schiaccianti hanno tolto il respiro alla
creatività, hanno riconfermato gli steccati e hanno cacciato di casa il “dubbio”;
chi si pone domande non è più gradito, è un corpo estraneo e chi si attarda
sulle sfumature della vita, sui chiaroscuri dell’esistere o chi prova a far
risuonare le contraddizioni o non disdegna di ascoltare le stonature è un
irresponsabile, uno poco concreto, un debole: oggi si preferisco prove
schiaccianti, non le domande aperte.
E’ possibile questo abitare, solo se siamo stati a nostra
volta abitati nella stessa maniera.
E’ leggera la certezza che colgo nel mio intimo, non è
prepotente, si palesa come un sorriso, un abbraccio non forzato, è la
delicatezza di una presenza; mi permette di non fuggire quando c’è tempesta, mi
fa stare in piedi anche quando il vento soffia contrario e all'orizzonte si palesa
un uragano;
La tomba è vuota, ma anche questa non è una “prova schiacciate”, non è nello stile di Dio,
è certamente una provocazione.