domenica 27 gennaio 2019
domenica 6 gennaio 2019
Mi riprendo una stella
Mi accorgo che più provo ad afferrarti nella mia vita, più
aumenta la fatica e la delusione, perché l’incontro non avviene nel “possesso” o nella certezza di aver compreso finalmente
l’altro, quello è solo il riflesso di paure interiori e delle voragini di vuoto
riempite per forza; incontrarti Signore è un continuo perdersi e a volte è l’ebrezza
e la vertigine del disorientamento totale; diverse volte mi sono ritrovato in “notti
molto oscure” e prive totalmente di direzione, è stata l’esperienza del vuoto
assoluto e della mancanza di terra sotto i piedi; l’unico appiglio è aver dato
fiducia ad un piccolo barlume di certezza: anche nel vuoto puoi crescere e
ritrovarti, rigenerare la vita ed aprire sentieri.
Si perché è il camminare la vera natura dell’uomo che ha
fede, dell’umano che coltiva pazientemente l’arte della fiducia e la fiducia,
per non trasformarsi in delirio di onnipotenza, non è mai rivolta
esclusivamente a sé stesso e alle proprie forze, ma è nella dinamica
relazionale di un IO e TU.
Lentamente ho appreso la fiducia, perché nel quotidiano
lento e ripetitivo, fatto di piccoli cambiamenti e stimoli spesso flebili, mi
sono sempre percepito e scoperto in cerca di relazione; anche la mia
solitudine e la mia scelta di celibato è un essere attratto e affascinato da
questa inspiegabile “SOLITUDINE ABITATA”, tutte le volte che ho smarrito la
potenza di questa fiducia, mi sono ritrovato a subire la solitudine e riempirla
di relazioni tossiche, dipendenti e manipolate.
Quotidianamente ti cerco e inaspettatamente mi ritrovo a
desiderare spazi di solitudine e silenzio, per sedermi accanto e stare nello
sguardo reciproco; quando mi fermo, interiormente inizio a muovermi e un viaggio inaspettato prende forma e mi
crea di nuovo tra le domande che emergono, le “parole” che ascolto e l’accoglienza
che desidero vivere. Il mio essere è caratterizzato nel profondo nell'essere ospite, nell'essere ospitato in un abbraccio particolare, dove ad un certo
punto non distinguo se abbraccio o sono abbracciato.
E’ questo pensiero o meglio è questa esperienza di Dio e con
Dio che oggi percepisco come la mia stella; ciò che mi mette in movimento, ciò
che mi fa amare la complessità di questo tempo, ciò che mi invita a cogliere
con forza il rischio delle scelte, soprattutto quelle fuori dal coro e avere il
coraggio di disubbidire alla disumanizzazione di questo tempo, facendo una
strada di ritorno differente come fecero quei pellegrini sconosciuti e dalle
distanti e differenti origini che abbiamo imparato a chiamare magi.
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