domenica 15 febbraio 2015

Spazi di Fraternità- confini

Questa volta Filomena (piccolo sorella Jesus Caritas), ha superato se stessa, con una puntualità incredibile è riuscita a sistemare i suoi appunti, farli vedere al Prof. Alici e metterli a disposizione di tutti.
Quello di domenica 22 è stato uno "spazio di Fraternità" davvero sostanzioso e ricco di spunti, che Luigi Alici ci ha condiviso, la partecipazione di ognuno, l'ascolto profondo che si era creato e il piacere di condividere insieme i pensieri, le esperienze e le prospettive di vita personali, hanno sicuramente arricchito ognuno. Come per l'intervento di dom Gianni anche questa volta la partecipazione fisica e l'ascolto diretto hanno reso le parole più succose e capaci di una maggiore provocazione.
Ecco a disposizione in versione pdf l'intervento sulla parola CONFINI
https://www.facebook.com/groups/237749193055113/
Amedeo 

domenica 8 febbraio 2015

Il canone

E’ il giorno dopo giorno che qualifica la mia vita, non nel senso di una piatta rassegnazione, o nell’attesa di un evento speciale, ma nella consapevolezza che il quotidiano vissuto in pienezza e liberato dalla “pretesa”, mi permette di assaporare la vita in tutte le sue sfumature; ho scoperto nel tempo il valore del “deserto nella città”, quella ricerca costante non dello straordinario, ma del saper stare in pienezza in quello che avviene, che accade. Lentamente, nella fedeltà  alla propria scelta, nell’ascolto dei propri desideri, nel coraggio di non fuggire quando l’aridità diventa un po’ lacerante e ti porta all’essenziale, o ti disillude, nel sentire che è nel cuore del vivere umano che si può cogliere la scintilla della Sua presenza, allora solo allora si scopre che il deserto è un grembo che genera, è una dimensione feconda, è uno spazio infinito capace di contenere e che spinge verso altri significati, il “deserto” diventa il luogo delle relazioni. Mi ha sempre colpito in Charles de Foucauld questo suo desiderio di spingersi continuamente in profondità nel deserto del Sahara, non per allontanarsi, non per la risposta a dei bisogni del tutto personali, né per la conquista di una perfezione o eroicità che altro non produce se non un vuoto narcisismo, fratel Charles si è spinto nel deserto per incontrare, per mescolarsi, per essere nel cuore della reciprocità, per andare oltre il confine di sé e della propria appartenenza; man mano che avanzava, nel cuore del deserto ha abbandonato il “parlare inutile”, ha mollato tutto quello che lo separava, ha accolto in sé le parole dell’altro, ha smesso di “dare”, liberandosi del ruolo del benefattore per sperimentare in sé, l’efficacia del donare reciproco.

Il mio amico pachistano non ha mai accettato che pagassi un affitto troppo alto rispetto al mio appartamento, dice che anche il luogo dove abito è troppo popolare, nel senso non positivo del termine, come dire: “non vivi ai Parioli!”; in queste settimane ha fatto di tutto per farmi ottenere uno sconto, ha mediato, ci ha messo la sua parola e così ho ottenuto una riduzione del canone d’affitto. “Tu non guadagni molto e molti qui fanno fatica a pagare tutte le spese del quotidiano” con queste e  altre osservazioni ha giustificato il suo interesse per me. E’ lui che mi ha trovato casa all’inizio e in qualche maniera si prende ancora cura di me, in maniera del tutto disinteressata; mi ripete costantemente che lui ha sperimentato la mancanza di tutto, sa cosa vuol dire non avere nulla ed essere aiutato, altri lo hanno fatto con lui, ora che può cerca di darsi da fare, ma io so bene che non da del superfluo, da  del suo. Percepisco che tra noi due c’è una stima reciproca, che non è mai troppo esternalizzata, sono i gesti che la esprimono. Mi accorgo che questa relazione mi permette di andare a fondo e di dare forma e stile a questa mia presenza nel quartiere, per vivere da piccolo fratello il primo passo da fare è cogliere la fiducia nell’altro e lasciarsi condurre dalle persone nel cuore delle propria realtà, vivere in profondità il silenzio per divenire giorno dopo giorno “abbordabili”, per non invadere come eroe in cerca di gloria e riconoscimento il vissuto delle persone, ma essere ospite discreto e rispettoso, lasciandosi accompagnare passo dopo passo lì dove abita l’altro.


Mi trovo pienamente nelle parole di Dominique Barthélemy quando parla della scelta dei poveri alle piccole sorelle di Gesù: ”La presenza di solidarietà si dilaterà nel tentativo di testimonianza, non rinuncerà alla testimonianza, non si sottrarrà all’aiuto. Ma non si centrerà su un progetto di testimonianza, né su un progetto d’aiuto. La presenza di solidarietà si centrerà su un progetto “d’essere”, che non può venire superato” .