venerdì 23 giugno 2017

Prima della calura

Liberare completamente le mani, averle vuote  e mantenerle vuote, restando per un po’ di tempo immersi nel silenzio e lasciando che il silenzio stesso modelli la posizione delle mani, che assumono la forma di una ciotola, che non si preoccupa di portare, ma di accogliere, non tiene conto della misura che può contenere, perché anche solo un granellino che viene posto al suo interno, la colloca nella dimensione dell’accoglienza.
Prima che il sole arroventi le ore della mattinata, mi piace alzarmi presto e godermi il silenzio e l’inattività delle prime ore del giorno, il quartiere sembra ancora approfittare della quiete degli uomini per lasciare alle spalle chissà quali storie e situazioni della notte precedente, ho imparato ad ascoltare e riconoscere i rumori della notte, ad incrociare i volti cogliendo nello spazio di un “ciao” situazioni, storie e vissuti che non è facile narrare, ma come quel piccolo granello si può imparare ad accogliere perché in qualche maniera qualcuno lo prenda in custodia, senza giudicare, senza aver paura, senza allontanare ed è proprio per non banalizzare, sottovalutare o disperdere queste piccole consegne, che ho bisogno di quel tempo silenzioso del mattino in cui con le mani poste a forma di ciotola, attendo che venga deposta una Parola. Non c’è fretta, non può esserci spazio per la “pretesa”.
Monastero di Bose- San Masseo- Assisi
Ho percepito così, quasi di passaggio, il ritrovarmi io un piccolo granello accolto e contenuto, non misurato o messo alla prova di qualità, come i prodotti da supermercato, mi sono trovato nel cuore di un grembo che custodisce un mistero e lascia tempo e spazio adeguato per il tempo della maturazione. C’è una profonda reciprocità tra il desiderio di accogliere e l’essere stati accolti, un legame profondo, un generarsi a vicenda. Dio è principalmente un incontro. Un incontro che “custodisce il mistero dell’altro” parafrasando Massimo Recalcati. “La nostra vita è generata da incontri…Noi non siamo il semplice prodotto passivo di quegli incontri ma, come ha sempre ribadito Sartre, la possibilità di fare qualcosa di ciò che quegli incontri hanno fatto in noi[1].
Siamo il frutto della creatività generata dalla visita dell’altro; non siamo quindi originalissimi, non abbiamo l’esclusiva del copyright del nostro “IO” e non siamo la “svolta rivoluzionaria” che questo mondo attende da secoli, ci possiamo rilassare.
Fin tanto che non mi libero dalla logica che devo difendere e rivendicare il copyright del mio IO e della mia storia, non potrò mai cogliere il valore dell’incontro, con il rischio di manipolare, forzare, determinare, rapportare tutto a me, misurare, classificare, tutto quello che avviane nella relazione con gli altri. Credo che tutto questo non faccia altro che radicalizzare l’isolamento, svalutando l’appartenenza reciproca, trasformandoci in isole irraggiungibili e sempre più desertificate; non sarà che il mito e il valore dell’autodeterminazione, lo abbiamo trasformato in “non aver più bisogno dell’altro”
percepito ormai come ingombrante? Tutto questo non ha forse elevato a indici di piena libertà la “mediocrità” ? [2].
Monastero di Bose- San Masseo Assisi
C’è un gusto profondo che mi lascia l’aver accolto ogni mattina quella piccola Parola consegnata inaspettatamente nella mia “ciotola”, c’è una vitalità che si genera e rigenera in una maniera sempre nuova anche se contenuta in un ripetersi costante di gesti , in un per sempre della mia scelta di vita che è il grembo che non fagocita ma accoglie e matura; quella Parola non è mia, eppure legge in profondo quello che sento e vivo, entra fin dentro le giunture e le fa vibrare, sono le parole che mi mancavano per dire ciò che contiene la mia vita. Se apprendo l’arte del saper stare in questa dimensione, non mi resta difficile essere consapevole dove questa relazione con Lui mi ha condotto.
Allento le mani, le lascio andare, provo ad accogliere nell'essere accolto, mollo l’attesa del “grande grande evento”, dell’esperienza finalmente emozionate e mi gusto il quotidiano, il giorno dopo giorno apparentemente anonimo…inaspettatamente si generano incontri che mi portano molto vicino ad un umanità che la mediocrità generale non sa più riconoscere.




[1] M. Recalcati, “Il segreto del figlio, da Edipo al figlio ritrovato”; ed Feltrinelli, pag. 70.
[2] Cfr. A. Deneault; “La mediocrazia”; ed. Neri Pozzi, Vicenza 2017.