Liberare completamente le mani, averle vuote e mantenerle vuote, restando per un po’ di
tempo immersi nel silenzio e lasciando che il silenzio stesso modelli la
posizione delle mani, che assumono la forma di una ciotola, che non si
preoccupa di portare, ma di accogliere, non tiene conto della misura che può
contenere, perché anche solo un granellino che viene posto al suo interno, la colloca
nella dimensione dell’accoglienza.
Prima che il sole arroventi le ore della mattinata, mi piace
alzarmi presto e godermi il silenzio e l’inattività delle prime ore del giorno,
il quartiere sembra ancora approfittare della quiete degli uomini per lasciare
alle spalle chissà quali storie e situazioni della notte precedente, ho
imparato ad ascoltare e riconoscere i rumori della notte, ad incrociare i volti
cogliendo nello spazio di un “ciao” situazioni, storie e vissuti che non è facile
narrare, ma come quel piccolo granello si può imparare ad accogliere perché in
qualche maniera qualcuno lo prenda in custodia, senza giudicare, senza aver
paura, senza allontanare ed è proprio per non banalizzare, sottovalutare o
disperdere queste piccole consegne, che ho bisogno di quel tempo silenzioso del
mattino in cui con le mani poste a forma di ciotola, attendo che venga deposta
una Parola. Non c’è fretta, non può esserci spazio per la “pretesa”.
Monastero di Bose- San Masseo- Assisi |
Ho percepito così, quasi di passaggio, il ritrovarmi io un
piccolo granello accolto e contenuto, non misurato o messo alla prova di
qualità, come i prodotti da supermercato, mi sono trovato nel cuore di un
grembo che custodisce un mistero e lascia tempo e spazio adeguato per il tempo
della maturazione. C’è una profonda reciprocità tra il desiderio di accogliere
e l’essere stati accolti, un legame profondo, un generarsi a vicenda. Dio è
principalmente un incontro. Un incontro che “custodisce il mistero dell’altro”
parafrasando Massimo Recalcati. “La nostra vita è generata da incontri…Noi non
siamo il semplice prodotto passivo di quegli incontri ma, come ha sempre
ribadito Sartre, la possibilità di fare qualcosa di ciò che quegli incontri
hanno fatto in noi”[1].
Siamo il frutto della creatività generata dalla visita dell’altro;
non siamo quindi originalissimi, non abbiamo l’esclusiva del copyright del nostro
“IO” e non siamo la “svolta rivoluzionaria” che questo mondo attende da secoli,
ci possiamo rilassare.
Fin tanto che non mi libero dalla logica che devo difendere
e rivendicare il copyright del mio IO e della mia storia, non potrò mai
cogliere il valore dell’incontro, con il rischio di manipolare, forzare,
determinare, rapportare tutto a me, misurare, classificare, tutto quello che
avviane nella relazione con gli altri. Credo che tutto questo non faccia altro
che radicalizzare l’isolamento, svalutando l’appartenenza reciproca, trasformandoci
in isole irraggiungibili e sempre più desertificate; non sarà che il mito e il
valore dell’autodeterminazione, lo abbiamo trasformato in “non aver più bisogno
dell’altro”
Monastero di Bose- San Masseo Assisi |
C’è un gusto profondo che mi lascia l’aver accolto ogni
mattina quella piccola Parola consegnata inaspettatamente nella mia “ciotola”,
c’è una vitalità che si genera e rigenera in una maniera sempre nuova anche se
contenuta in un ripetersi costante di gesti , in un per sempre della mia scelta
di vita che è il grembo che non fagocita ma accoglie e matura; quella Parola
non è mia, eppure legge in profondo quello che sento e vivo, entra fin dentro
le giunture e le fa vibrare, sono le parole che mi mancavano per dire ciò che
contiene la mia vita. Se apprendo l’arte del saper stare in questa dimensione,
non mi resta difficile essere consapevole dove questa relazione con Lui mi ha
condotto.
Allento le mani, le lascio andare, provo ad accogliere nell'essere accolto, mollo l’attesa del “grande grande evento”, dell’esperienza finalmente
emozionate e mi gusto il quotidiano, il giorno dopo giorno apparentemente anonimo…inaspettatamente
si generano incontri che mi portano molto vicino ad un umanità che la
mediocrità generale non sa più riconoscere.