domenica 20 agosto 2023

Dalla parte sbagliata

 


Sono dalla parte sbagliata”. Nel momento in cui cerchiamo di comprendere il senso di ciò che facciamo o quando ci fermiamo, dopo un lungo vagare, per cercare di comprendere a quale meta realmente stiamo approdando, una sensazione del genere può emergere dal profondo. Se la questione proviene dal  nostro intimo, come questione esistenziale, come ricerca di senso, allora è più o meno accettabile la fatica insita nel cercare la risposta, anzi per certi aspetti è gratificante, ma se ad un certo punto e inaspettatamente, la questione non emerge dal sé, ma arriva come uno schiaffo dall’esterno, beh allora la questione è totalmente differente.

Ieri uscendo di casa, incrocio una vicina di origine africana, con lei ho sempre avuto scambi comunicativi veloci, ma comunque ci si conosce da tempo ; come da copione ormai scontato, prima o poi, quando l’incrociarsi lo permette e ti concede quel secondo in più di scambio verbale, arriva la fatidica domanda? – ma tu sei sposato? Hai figli?.

Come posso in pochi istanti riassumere un vissuto, un viaggio intenso, fatto di pause, corse in avanti, inciampi, domande scomode e scelte appassionate? Farfuglio qualcosa alla meno peggio, complicando per altro la situazione e soprattutto mi auto-inganno pensando che la risposta palese e quella d’effetto, sia la più comprensibile, che possa acquietare ogni perplessità, sciogliere ogni dubbio, ed illuminare come se fosse un nuovo kairos la persona che ho di fronte: non sono sposato perché tra noi cattolici, qualcuno decide di legarsi a Dio solo. Così di colpo riporto tutto al caos primordiale.


Ma qualcosa dello show  e del film che mi stavo proiettando dentro, non va, la macchina da spettacolo si inceppa, il copione non viene rispettato e il “bello della diretta” fa altro.

TU NON SERVI A NULLA”. La frase diretta, fortemente sostenuta e rafforzata da un espressione facciale di disgusto inappellabile, chiude ogni possibilità di incontro.

Quante volte ho pensato al valore che la mia scelta personale poteva rivestire? In quante situazioni ho percepito Dio dentro ogni passo che concretizzavo? Quanta fatica poi nel discernere, nel comprendere e nel cercare la persona giusta con cui confrontarsi, ma di colpo qualcuno ti dice che sei “dalla parte sbagliata”, anzi sei proprio un errore, per te e per gli altri.

L’incontro è difficile, l’uscita da sé è molto complicata, perché là fuori non c’è l’isola deserta con la natura rigogliosa dei Caraibi, ci sono gli altri. In un tempo dove ci si anestetizza a piccole dosi con le frasi dei saggi, dove la ricerca della felicità a tutti i costi e a basso mercato è sempre possibile e a portata di mano, come i vestiti che imitano l’alta moda ma a 9,99 €, il “TU NON SERVI A NULLA” è un tuffo salutare nella complessità della vita umana, è un’uscita dal film proiettato dalle tue illusione e un “ben tornato a casa” dopo le ferie d’agosto.

Eppure.

E’ questa frizione vissuta, è questa apparente incomunicabilità che diventa terreno fertile, il momento opportuno, l’oggi della tua ricerca di senso; questo terreno ruvido è dove poggi i piedi per iniziare la vera emigrazione, dal “costruirti” la vita,  al viverla. Il nostro umano è questo, è anche questo. “L’altro è l’indesiderato” diceva lucidamente Lévinas, chissà quanto silenzio, quanto tempo abitato nelle relazioni sono serviti al filosofo per giungere ad una sintesi così efficace. Si l’altro è l’ospite inopportuno, che arriva bruscamente, è l’imprevisto fastidioso che cambia il piano del tuo viaggio, è lo sguardo e la prospettiva che ti infastidisce, ma non per questo è da scartare e meno veritiera.

Abituati a fotografarci da soli alla ricerca della luce che ci illumina meglio, lasciare la fotocamere in mano ad altri è un rischio a cui, non solo non siamo più abituati, ma non vogliamo proprio correre: io mi autodetermino.

  


 Si può scegliere di scappare o si può accogliere il “GRAFFIO”; l’altro è una presenza dolce, è una possibilità, è ricchezza e nutrimento fin tanto che rientra nel nostro schema predefinito, o semplicemente sa stare nell'inquadratura del nostro selfie.

    Anche la cananea è stato un graffio per Gesù, anche Dio si rende vulnerabile, fa in Gesù l’esperienza di essere graffiato; ma il racconto di questo “graffio” sperimentato da Gesù, Matteo lo conclude con un dato di fatto esistenziale: “in quell’istante la figlia guarì” (Mt 15, 28). La guarigione non è solo di Gesù ( che fa un passaggio di visione, pensiero e sentire a 360 gradi), né della cananea ( che era già in movimento verso un altro, in questo caso specifico verso Gesù che voleva incontrare), la guarigione si estende ad altri, ai “figli e figlie”, come a dire la lasciamo in eredità, la trasmettiamo, ossia la mettiamo in un “oltre noi” come vita piena. E’ in questa inaspettata conclusione del Vangelo che risiede un ulteriore “graffio”.

    Tu non servi a niente”. Io sono andato a destra e lei a sinistra, forse distanti, forse opposti, sicuramente contrariati, un po’ anche incazzati. “In quello stesso istante guarì”.