lunedì 3 dicembre 2012

Non solo il freddo era pungente

Sentirsi impotente mentre si ascolta una persona che ti comunica la sua situazione attuale, in questo momento di crisi, non è certamente semplice, l'impotenza poi si accentua quando guardandosi intorno, metaforicamente parlando, ci si scopre soli: di fronte alle difficoltà economiche, alle fatiche quotidiane, alle ingiustizie che si sperimentano, ognuno continua a vivere nel totale anonimato. Nè la società civile, nè la comunità cristiana e non so se altre comunità religiose hanno un atteggiamento differente, sono in grado di mobilitarsi per reagire, per mettere insieme le risorse necessarie, o mobilitare l'energia dirompente che si chiama solidarietà, per poter garantire concretamente a tutti la possibilità di una vita dignitosa (chiarisco che per solidarietà non intendo "elemosina", ma la mobilitazione dell'intera comunità in vista di un bene comune a partire dagli ultimi).
Probabilmente non siamo più abituati alla povertà, alla mancanza di denaro, assuefatti ormai al facile soddisfacimento di ogni bisogno, una sorta di desensibilizzazione che anch'essa è frutto di un'abitudine consolidata: "voglio, me lo compro".
Le abitudini, lo sappiamo, se non sono comunque "monitorate" diventano automatismi che ci mettono fuori dalla realtà e non favoriscono cambiamenti; mi è successo spesso in questo ultimo periodo, di parlare con persone che mi raccontavano la difficoltà di arrivare a fine mese, di rischiare di perdere il lavoro, o di averlo perso, con l'inevitabile aumento della preoccupazione, e il disorientamento per non saper affrontare la precarietà che è sempre più un dato di fatto nella propria quotidianità. Proprio questa mattina di fronte all'ufficio postale del quartiere, ho incontrato una donna, di origine polacca da molti anni in Italia, ci conosciamo da diversi anni, mi ha raccontato la sua storia, e il lavoro che ha perso, le tasse e bollette che invece arrivano puntuali e sempre con un aumento di tassazione, cosa fare per poter garantire dignità, studio e futuro per i propri figli. Non credo sia l'unica donna straniera che viva questo momento difficile, troverà nella sua stessa situazione anche diverse donne italiane.
Al di là del fatto concreto, dell'incontro personale che ho vissuto oggi, mi domando come la nostra società, i nostri politici e le nostre comunità di fede stanno reagendo a questo tempo di crisi: lasciamo che ci piombi tutto addosso, come un destino inevitabile, in balia di un tiranno nascosto che ci mette sull'orlo del precipizio e che ci toglie anche la speranza di un cambiamento? o incominciamo ad avere il coraggio di chiamare le cause di questa crisi, per nome? E' possibile che chi ha, ne avrà ancora e chi ha poco gli sarà chiesto anche quel poco, con la nobile scusa del bene comune?
Non sono esperto di economia, ne di politica e probabilmente queste domande sono luoghi comuni e discorsi di molte persone nel quotidiano, ma probabilmente proprio per questo motivo sento la necessità di chiedere, approfondire e perchè no, anche di rivendicare e indignarmi, perchè come m disse un amico prete: "indignarsi è una virtù".
Ho trovato interessante a questo proposito l'intervento del Prof. Mancini all'assemblea CVM, consultate il sito e l'articolo che è pubblicato su www.informazione.tv

Il Vangelo mi spingi a non distogliere lo sguardo da questa realtà, che tra le altre cose è anche la mia, del resto anch'io  devo fare i conti con il mio piccolo salario, la spiritualità di Nazareth perde completamente di senso, diventa spiritualismo scialbo se non si lascia contaminare da questo quotidiano; questa mattina mi sono sentito impotente, probabilmente perchè ho subito pensato che la signora voleva chiedermi di cercarle lavoro 
( solito problema legata alla sindrome del salvatore), quando invece lei non ha chiesto questo e al contrario, abbiamo condiviso di più i nostri vissuti, riconoscendoci e sentendoci alla pari, ho sentito che l'impotenza si è trasformata in movimento, in vicinanza, è stato allora che mi sono accorto della rete di relazioni e conoscenze comuni che possono diventare risorsa.










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