martedì 11 dicembre 2012

I numeri che non contano

Leggere è sempre una grande possibilità che regalo alla mente e al cuore, in questi giorni mi sono imbattuto in un bel libro "Chiedi alla sabbia, sulle tracce di Charles de Foucauld" di Raffaele Luise, un testo che parla non solo di fratel Carlo, ma di una realtà di Chiesa molto sconosciuta, ma a mio parere, molto profetica, parlo appunto della comunità cristiana che si trova in Algeria. Una piccola minoranza, per nulla intimorita da questa dimensione così ridotta e fragile per molti aspetti, e sopratutto libera da qualsiasi sentimento di proselitismo o rivendicazione, ciò che traspare da questi cristiani è il desiderio di essere e riconoscersi fratelli nell'umanità, con gli altri uomini e donne di diversa tradizione religiosa. Questo mi sembra profetico, il loro non sentirsi grandi o piccoli, il loro non rivendicare, ma unica preoccupazione di questa comunità è "saper essere" testimoni del messaggio evangelico, che si traduce nella costruzione di una fraternità condivisa tra le diversità. Le voci di questi profeti sono spesso sconosciute alla maggior parte delle persone, sono anche poco comprese, del resto a cosa serve stare in un paese a maggioranza musulmana e non poter aumentare il numero dei convertiti, cosa vuol dire abitare in un paese e rinunciare alla propria visibilità? Cosa vuol dire essere una minoranza? La Chiesa d'Algeria ha dato una risposta a quest'interrogativi, attraverso uno stile comunitario e una presenza concreta, questo è ciò che mi interessa, una Chiesa non intenta ad assicurarsi un futuro, ma interessata a generare vita negli altri, perché per questo è nata (cito una frase di fr Michael David Semeraro). Mi ha sempre colpito la testimonianza di alcuni piccoli fratelli o piccole sorelle che avendo vissuto in questo territorio, raccontavano della bellezza di una Comunità, che è fortemente radicata tra la gente, molti raccontano che nei momenti più difficili degli anni novanta, quando erano frequenti gli attentati o le stragi di stranieri in Algeria, le persone comuni hanno manifestato un senso di profonda gratitudine verso i cristiani, ancora oggi uomini e donne musulmane portano fiori sulle tombe di questi religiosi uccisi, c'è un continuo pellegrinaggio, non ha chiedere miracoli, come potremmo pensare, ma a celebrare la forza dell'amicizia e della vicinanza, vissuta in un momento difficile.


Pierre Claverie
 Il vescovo di Orano, Padre Claverie è una di queste voci potenti, perchè con la concretezza del suo vivere, con la passione per la gente, ha intessuto come un artigiano paziente ed appassionato, relazioni significative tra musulmani e cristiani, anche lui uomo scomodo e per questo ucciso in un attentato nel '96 dopo i Trappisti di Tibhirine. Sentite cosa scriveva: " Non vi è umanità che al plurale. Quando pretendiamo di possedere la verità o di parlare a nome dell'umanità, cadiamo nel totalitarismo e nell'esclusione. Nessuno possiede la verità, ognuno la ricerca, ci sono sicuramente verità oggettive, ma vanno al di là di tutti noi e alle quali non si può accedere che attraverso un lungo cammino, spigolando nelle altre culture, negli altri tipi umani, in ciò che gli altri hanno acquisito, hanno cercato nel loro particolare cammino. Scoprire l'altro, vivere con l'altro, capire l'altro non significa perdere la propria identità, rigettare i propri valori, significa invece concepire e preparare un umanità al plurale".
Sento in queste parole risuonare la forza del Vangelo, quella passione di Gesù di dare vita e non la preoccupazione di stabilire leggi divine o morali, sento che queste parole aprono un cammino concreto, sono uno strumento che può orientare il mio vissuto  qui nel quartiere dove le pluralità sono nei volti, nei suoni e spesso anche nei profumi delle cucine, ma sono parole che mi spingono otre, mi fanno guardare con speranza il futuro che sarà certamente plurale, perchè lo è già adesso. Ma questo sguardo non si assume immediatamente, deve passere per un lungo cammino, nulla posso dare per scontato.
Nella chiesa di nostra Signora d'Africa ad Algeri si trova questa scritta: "Nostra Signora d'Africa prega per noi e per i musulmani", nell'umanità ci ritroviamo tutti.









Nessun commento:

Posta un commento