“…sai le persone hanno paura di essere amate, per questo
scappano”. Sono rientrato da poco dall’eremo di Amandola, pochi giorni ricavati
tra quelli disponibili di ferie, necessari come ogni anno per fermarmi e dar
spazio a quello che bolle nella testa e nel cuore e far risuonare, nel silenzio
e nella solitudine, ciò che mi porto dietro da questo mio quotidiano.
Frigo completamente vuoto, mi ha messo ancora più languore
questa mattina appena svegliato, quindi primo impegno della giornata: la spesa.
Buste tra le mani, chiavi di casa in bocca, tentativi rocamboleschi di chiudere
l’auto senza poggiare nulla a terra, vista la pioggia caduta in abbondanza e sul più
bello il “buon giorno” di una donna sulla piazza, che conosco e che non potevo non
accogliere. Sorrido dico ciao e cadono le chiavi di casa, “ esce uno di carcere”
commenta con un detto che conosce, significativo per questo ambiente. Questa
donna l’incontro spesso sotto casa e tutto è iniziato circa un anno fa con gli
auguri di Pasqua che le ho rivolto spontaneamente, da lì, come se fosse stata
una piccola porta aperta , ogni volta mi racconta qualcosa di sé e della
propria storia difficile di donna e madre; mi colpisce il fatto che non c’è
bisogno di molto per incontrarla, basta veramente un sorriso perché in qualche
maniera ti rivolga una parola o ti racconti qualcosa. Non è una storia facile
la sua, difficile da cogliere e comprendere, visto l’immagine spesso solare e
sicura di sé che mostra, eppure così non è, forse mi dico è la forza che nel
tempo ha cercato in sé e solo in sé, che
l’ha resa capace di mostrare altro: credo che ognuno di noi costruisca immagini
interiori ed esteriori contraddittorie,
tra quello che abbiamo vissuto o viviamo e quello che mostriamo, diventano come
corazze protettive per certi aspetti, necessarie alla sopravvivenza per altre, restano
comunque incoerenti; mentre mi racconta e mi parla, guarda dritto negli occhi e
il suo sguardo è specchio. Ci sono tanti riflessi di me in quel “guardarmi” e
per questo non sempre riesco a reggere il suo sguardo, mi rendo conto che le
mie poche parole e il desiderio di non dire nulla di troppo ma solo ascoltare
ciò che desidera comunicarmi, agevola il suo parlare e confidare, certo siamo
in strada, tutti possono vedere e sentire, ma questo non crea in lei nessun
ostacolo. Ad un certo punto mi colpisce una frase, che sembra dare luce e a
quello che racconta: _…le persone hanno paura di essere amate, per questo
scappano. La sua storia d’abbandono la legge in quest’ottica, ed è ciò che le
ha permesso di non soccombere. Tra le pieghe serrate e compatte del suo
racconto, che ben nascondono la sofferenza e mitigano una fatica lunga di anni,
quella chiave di lettura non mi sembra per nulla banale, come mai è banale
quello che in strada ho imparato lentamente ad ascoltare ed accogliere. Certo
amare è una parola ormai banalizza, svuotata di qualsiasi significato concreto,
priva di conseguenze o impegni, gonfia di emotività e sensazioni di durata
limitata, ma il contesto a cui si riferiva questa donna è ben altro, riguardano
i legami tra le persone, quelli che la natura ti impone (legami di sangue) e
quelli che ti cerchi, sono relazioni che ti danno vita perché ti identificano,
ti fanno sentire “appartenente”, di questi legami abbiamo tutti bisogno e
quando nasce in noi il loro desiderio non è certo a scadenza, ma lo sentiamo in
un per sempre. Non mi va di aggiungere altro a questa pagina di diario, le
parole ragionate desidero che lascino il posto al “movimento” profondo che il
pensiero condiviso con questa donna ha provocato.
Eremo Angela Paola-Amandola |
E’ nella relazione d’amicizia
gratuita e spontanea accolta nel quotidiano, che riconosco il terreno fecondo
dell’incontro con Dio, con l’Assoluto che si disperde in questa dimensione profondamente umana e ne
fa opportunità per noi, ecco che la
strada diventa “il momento opportuno”, “quell’oggi” del Vangelo di Luca per
superare quella paura di essere amato, per mettermi alla ricerca del senso dell’esistenza
mia e degli altri e sento, oggi più forte di ieri, che Dio abita qui, e se
ritrovo un pizzico di fede è solo perché questa donna mi ha insegnato ad avere
meno paura della fiducia.