lunedì 24 agosto 2015

Ne basta un pizzico

“…sai le persone hanno paura di essere amate, per questo scappano”. Sono rientrato da poco dall’eremo di Amandola, pochi giorni ricavati tra quelli disponibili di ferie, necessari come ogni anno per fermarmi e dar spazio a quello che bolle nella testa e nel cuore e far risuonare, nel silenzio e nella solitudine, ciò che mi porto dietro da questo  mio quotidiano.


Frigo completamente vuoto, mi ha messo ancora più languore questa mattina appena svegliato, quindi primo impegno della giornata: la spesa. Buste tra le mani, chiavi di casa in bocca, tentativi rocamboleschi di chiudere l’auto senza poggiare nulla a terra, vista  la pioggia caduta in abbondanza e sul più bello il “buon giorno” di una donna sulla piazza, che conosco e che non potevo non accogliere. Sorrido dico ciao e cadono le chiavi di casa, “ esce uno di carcere” commenta con un detto che conosce, significativo per questo ambiente. Questa donna l’incontro spesso sotto casa e tutto è iniziato circa un anno fa con gli auguri di Pasqua che le ho rivolto spontaneamente, da lì, come se fosse stata una piccola porta aperta , ogni volta mi racconta qualcosa di sé e della propria storia difficile di donna e madre; mi colpisce il fatto che non c’è bisogno di molto per incontrarla, basta veramente un sorriso perché in qualche maniera ti rivolga una parola o ti racconti qualcosa. Non è una storia facile la sua, difficile da cogliere e comprendere, visto l’immagine spesso solare e sicura di sé che mostra, eppure così non è, forse mi dico è la forza che nel tempo  ha cercato in sé e solo in sé, che l’ha resa capace di mostrare altro: credo che ognuno di noi costruisca immagini  interiori ed esteriori contraddittorie, tra quello che abbiamo vissuto o viviamo e quello che mostriamo, diventano come corazze protettive per certi aspetti, necessarie alla sopravvivenza per altre, restano comunque incoerenti; mentre mi racconta e mi parla, guarda dritto negli occhi e il suo sguardo è specchio. Ci sono tanti riflessi di me in quel “guardarmi” e per questo non sempre riesco a reggere il suo sguardo, mi rendo conto che le mie poche parole e il desiderio di non dire nulla di troppo ma solo ascoltare ciò che desidera comunicarmi, agevola il suo parlare e confidare, certo siamo in strada, tutti possono vedere e sentire, ma questo non crea in lei nessun ostacolo. Ad un certo punto mi colpisce una frase, che sembra dare luce e a quello che racconta: _…le persone hanno paura di essere amate, per questo scappano. La sua storia d’abbandono la legge in quest’ottica, ed è ciò che le ha permesso di non soccombere. Tra le pieghe serrate e compatte del suo racconto, che ben nascondono la sofferenza e mitigano una fatica lunga di anni, quella chiave di lettura non mi sembra per nulla banale, come mai è banale quello che in strada ho imparato lentamente ad ascoltare ed accogliere. Certo amare è una parola ormai banalizza, svuotata di qualsiasi significato concreto, priva di conseguenze o impegni, gonfia di emotività e sensazioni di durata limitata, ma il contesto a cui si riferiva questa donna è ben altro, riguardano i legami tra le persone, quelli che la natura ti impone (legami di sangue) e quelli che ti cerchi, sono relazioni che ti danno vita perché ti identificano, ti fanno sentire “appartenente”, di questi legami abbiamo tutti bisogno e quando nasce in noi il loro desiderio non è certo a scadenza, ma lo sentiamo in un per sempre. Non mi va di aggiungere altro a questa pagina di diario, le parole ragionate desidero che lascino il posto al “movimento” profondo che il pensiero condiviso con questa donna ha provocato. 

Eremo Angela Paola-Amandola
E’ nella relazione d’amicizia gratuita e spontanea accolta nel quotidiano, che riconosco il terreno fecondo dell’incontro con Dio, con l’Assoluto che si disperde  in questa dimensione profondamente umana e ne fa opportunità per noi,  ecco che la strada diventa “il momento opportuno”, “quell’oggi” del Vangelo di Luca per superare quella paura di essere amato, per mettermi alla ricerca del senso dell’esistenza mia e degli altri e sento, oggi più forte di ieri, che Dio abita qui, e se ritrovo un pizzico di fede è solo perché questa donna mi ha insegnato ad avere meno paura della fiducia.