venerdì 7 dicembre 2012

Le dune di Lido3Archi

Charles de Foucauld aveva la possibilità di ammirare un paesaggio e vivere in un luogo decisamente disarmante dal punto di vista spirituale, parlo del deserto. Non ho ancora avuto la stessa possibilità anche se resta un desiderio profondo, quello di poter trascorrere un tempo negli stessi luoghi dove lui ha vissuto, per lasciarmi provocare da quell'esperienza di svuotamento e di infinito che il deserto appunto provoca. Ma non c'era solo questa dimensione nella sua vita, accanto al silenzio profondo, all'ambiente geografico, rude ed essenziale, fratel Carlo aveva anche la possibilità di vivere una relazione con gli altri che inevitabilmente era condizionata dall'ambiente; gli uomini e le donne con cui aveva scelto di vivere, ossia i Tuareg erano, potrei dire, "impastati" di deserto, così per entrare in relazione intima, fraterna con loro, lo stesso de Foucauld non poteva che fare la stessa esperienza: camminare nel deserto, saper vivere nel deserto. Credo profondamente che non si incontra Dio senza incontrare l'altro, non c'è un prima, né un dopo, ma una contemporaneità dell'esperienza, anche quando l'incontro con l'altro è conflittuale e duro, anche in quel caso, e senza fuggire da esso, posso fare autentica esperienza di Dio e dell'altro. Piccola sorella Magdeleine scriveva: "...Vorrei raggiungerlo nella preghiera insieme a tutte le creature, senza per questo dovermi separare da esse."
(periferia di una grande città)
Negli anni tutte le fraternità e le persone che hanno scelto di vivere la spiritualità di Nazareth, hanno ritrovato il deserto o il paesaggio dell'Assekrem in cui visse fratel Carlo, nelle città, nei quartieri e nelle periferie dove hanno deciso di vivere; ci sono contesti sociali in cui il "deserto" in effetti, si manifesta attraverso il disorientamento, lo svuotamento, la perdita dell'orizzonte, metaforicamente parlando, ma allo stesso tempo, con molta gradualità, si apprende anche a scorgere, in queste realtà sociali ed umane, segni di speranza, gesti minimi di cambiamento. Questa prospettiva mi interessa, e più che una semplice prospettiva si tratta di stile di vita, di modalità nell' essere in relazione, di incontri e scambi che avvengono nel quotidiano,perchè sono convinto che la spiritualità non è mai distacco dal reale, ma la strada maestra che ci fa mescolare concretamente nella realtà degli altri come della nostra, e ci fa riscoprire il senso dell'appartenere alla famiglia umana. 
Da 12 anni cerco di portare avanti questa scelta e questo stile, mi sento ancora all'inizio, ora con questo nuovo inserimento né riscopro la passione.

Concludo con un passaggio del libro di Giorgio Gonella, piccolo fratello del Vangelo:
"Dobbiamo mettere ben in chiaro: chi è stato rigenerato dal deserto resta con il suo carattere e la sua personalità. Il cambiamento è a livello della sua visione, della sua ottica di fede, del suo sguardo, anche se questo dovrebbe inevitabilmente avere un qualche impatto su tutta la sua personalità. Questo atteggiamento si esprime non soltanto nel contatto con le persone incontrate, ma anche nella relazione con le cose, con gli oggetti più banali del quotidiano"







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