Puntare la sveglia alle 6.30 del mattino con il pensiero che
la giornata che mi accoglie con un sorriso di sole che spunta, è una giornata
da vivere e da godere, un tempo da non perdere semplicemente accoccolato sotto
le coperte. Anche se con fatica, mi tiro fuori dal letto, raggiungo la sveglia
posta tatticamente lontana, per provocare lo stesso effetto della carota
davanti all’asino, la spengo…cerco di prendere consapevolezza del luogo dove mi
trovo, apro un occhio, mentre l’altro lo lascio chiuso quasi a trattenere
ancora un po’ di sonno e di sogno che mi ha accompagnato nella notte. Appena
Morfeo mi consegna al giorno a mia insaputa, consapevolizzo che oggi è il mio
compleanno: 44 anni, evito di andare subito davanti allo specchio perché potrei
convincermi che il tempo ha lasciato
troppi segni di fatica e di lotta, preferisco guardare fuori dalla finestra, mi
appare tutto tranquillo, almeno così sembra, anche se so che in questo
quartiere la notte porta con se altre storie, vite, situazioni non sempre
facili. La mia giornata si conclude con il silenzio e la preghiera dell’abbandono
di Charles de Foucauld, così il mattino sembra
che lo stesso silenzio mi attende per riprendere insieme a tessere
relazioni, incontri e ascolto di questa realtà che ho scelto di vivere. Ma
questa giornata mi piace aprirla con il ricordo di quello che in questi anni mi
ha sempre accompagnato. Sotto il mio letto ho sempre avuto uno zaino o una
valigia, un po’ a causa degli spazi sempre ridotti e un po’ perché ho sempre
scelto una vita nomade, con la disponibilità a rimettermi in movimento ogni
qual volta sento che il luogo non mi permette di vivere a pieno quello che ho
scelto: la vita di Nazareth. Non ho mai cercato sicurezze, o situazioni
accomodanti, ho sempre ben tenuto chiaro in me il desiderio di essere lì dove
gli uomini e le donne camminano con fatica e cercano di appropriarsi di nuovo
della loro dignità e dei loro diritti, ho sempre desiderato e desidero ancora, “abitare”
questi spazi concreti di umanità, abitarli senza avere nessuna pretesa, a mani vuote ma con
occhi e orecchi ben aperti e attenti, cercando di superare la paura di
compromettermi con questi cammini di libertà. Oggi è una consapevolezza diversa
che ho delle mie possibilità e della mia scelta, per certi aspetti meno
poetica, ringraziando Dio, perché chiaramente non sono più un giovane ventenne,
ma non sento venir meno la passione e il sogno di vivere nel cuore di Dio e
degli uomini, oggi ancora più di ieri. Cerco di abbandonarmi a questo sogno, di
trovare e riconoscere i tratti concreti che mi fanno mettere i piedi per terra,
di cercare nel confronto con gli altri lo strumento sicuro per riconoscere le
tracce di un cammino che parte da molto lontano.
Questa sera rientrando a casa,
dei ragazzi indiani mi salutano con molta famigliarità, approfitto di questo
calore e apertura per scambiare qualche parola con loro, di chiedere di come va
il lavoro, quanti anni hanno, mi guardano come se mi conoscessero, in un solo istante mi
rendo conto che sono invecchiato: hanno partecipato a dei laboratori con me
nella scuola del quartiere, sono ormai nel mondo del lavoro, mi raccontano di
situazioni poco facili che incontrano qui, sono i colori e le sfumature differenti
di Lido3Archi: tutte quelle che vanno dal disagio al riscatto.
Rientro in casa e sento che desidero restare in silenzio in
cappellina, prendo un libro di Arturo Paoli: “Il deserto è la cornice del
nulla. Per scoprire valori allo stato nascente bisogna accettare di essere
respinti lì dove nascono le cose. Bisogna avere la pazienza del nulla, non
scacciarlo come demonio, non affrontarlo col nostro coraggio, ma rispettarlo
nella sua qualità di nulla”.
A piene mani raccolgo tutto quello che mi è stato consegnato
in questi anni, non le stringo, per evitare di trattenere ciò che invece sento
mi spinge ad andare avanti e continuare il cammino come piccolo fratello.
“la parola più bella e importante di oggi? NAMASTE”
Namaste:" Io onoro in te il luogo dove risiede l'intero universo e, se tu sei in quel luogo in te e, io sono in quel luogo in me noi due siamo la stessa cosa"
RispondiEliminaCon rinnovata amicizia FR
Un pò vagamente come nomade mi ricordi S. Paolo... AL
RispondiEliminaAL non esagerare, anche perchè S Paolo ha fatto una brutta fine...
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