La stagione primaverile sta arrivando, anche se ancora
stenta a manifestarsi attraverso i suoi colori e il suo calore, ogni tanto
arriva una giornata di sole che ci disorienta, oppure per chi è metereopatico
come me, si sta peggio che nei giorni di pioggia, è un paradosso ma è così,
sembra che ci si abitua talmente tanto alle giornate brutte che quelle belle
poi ci disorientano. Ma il soffio del vento leggero questi giorni non è solo
legato al cambio climatico, è legato a parole, gesti, scelte e situazioni che
irrompono inaspettatamente, e che per questo scombinano schemi e rigidità
consolidate, sono parole e gesti che non nascono altrove e irrompono nella
nostra realtà, esse fanno parte di noi, del nostro vissuto della nostra storia,
dei nostri valori di riferimento, le abbiamo semplicemente soffocate,
disinnescate, ridotte e svuotate di senso. Esco dalla metafora per esplicitare
meglio quello a cui mi riferisco: la scelta del vescovo di Roma, Francesco, e i
discorsi che ho ascoltato alla radio della nuova presidente della Camera
Boldrini e del Senato Grasso. Non voglio mescolare politica e religione, gli
effetti sono ben chiari e i disastri sono sulle nostre spalle, anzi sono la
fonte del disorientamento che tutti stiamo vivendo, mi riferisco all’irrompere
di parole e gesti nuovi, che a mi hanno non tanto emozionato, l’emozione è
momentanea, passa velocemente, direi che
mi hanno scosso dal torpore e motivato, incoraggiato. Oggi sentivo che
il Vescovo di Roma diceva ai giornalisti: “sogno una Chiesa povera per i
poveri,” e in altri passaggi ha ribadito la centralità del messaggio di Gesù,
non dei ruoli che vengono ricoperti nella Chiesa. La Boldrini ha ricordato che
al centro del Parlamento deve esserci la sobrietà e il servizio verso quelli
che sono più in difficoltà, ha elencato e chiamato per nome i problemi:
esodati, disoccupati, immigrati morti nel Mediterraneo, pensionati, donne che
subiscono violenza, ad esse va data una risposta, i diritti dell’uomo vanno
posti al centro ed orientano l’operato di chi ha scelto di mettersi a
disposizione. Personalmente sia rispetto alla mia Chiesa che al mio Parlamento
non chiedo di essere rappresentato da un potere, ma da un servizio. Non so se è
più necessario urlare, irrompere, scuotere con gesti forti, probabilmente anche
questo è necessario, ma ritengo che sia più efficace un cambiamento di stile,
che si manifesta nella concretezza delle scelte, nella decisione di lasciare da
parte ciò che è palesemente inutile, come apparato, forma e ampollosità vuota
che ha il solo scopo di mantenere tutto immobile perché qualcuno possa
esercitare il suo potere.
Mi risuonano le parole di Charles de Foucauld
rispetto a tutto questo, scriveva: “ Signore come diventerà presto povero colui
che, amandoti di tutto cuore, non potrà sopportare di essere più ricco del suo
Diletto…Mio Dio io non so se è possibile a certe anime vedervi povero e restare
volentieri ricche, vedersi tanto più ricche del proprio Maestro…per conto mio
non posso concepire l’amore senza un bisogno imperioso di conformità, di
somiglianza e soprattutto di partecipazione a tutte le pene, le difficoltà, le
durezze della vita”. Mi piace questo passaggio di fratel Carlo, non si tratta
di imitare, o scimmiottare uno stile essenziale, si tratta a mio parere di aver
ben chiaro la posizione di Gesù, la sua scelta, il suo modo di agire e di
conseguenza scegliere. Tante sono le suggestioni di questi giorni, ma è anche chiaro
il rischio che questo sia solo emotività e poesia; mi piace pensare che sono
segni: è un vento leggero, proprio perché leggero può irrompere e piano piano
trasformarsi in uragano che stravolge, o
può anche spegnersi, dipende da ognuno di noi. Se ci compromettiamo con questo
venticello, allora soffierà più forte, se ci emozioniamo o poco più, sarà una
semplice folata che al massimo fa venire il raffreddore. Non i papa boys, vi
prego, che hanno trovato un ritmo sincopato per gridare “papa Francesco”, rischiano di rincorrere eventi suggestivi, si sente il bisogno di uomini e donne che si compromettono, che si
mescolano, che si scomodano con questa parte della storia: la forza del Vangelo
passa tra le mie, le nostre mani, abbiamo due possibilità , o le stringiamo e la
soffochiamo, oppure le allarghiamo per liberarla e lasciarla andare oltre ogni
nostra immaginazione e possibilità.
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