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Granello di senape |
Che rumore fa il chicco di grano o qualsiasi altro seme che
si spacca, si mescola con la terra e lentamente si sviluppa in piantina? Credo nulla,
o meglio fa rumore ma è talmente impercettibile che ci accorgiamo di tutto il suo processo, solo quando ormai è
evidente il frutto, anzi ci accorgiamo del frutto solo perché risponde ad un
nostro bisogno. Trovo sempre più difficile rendermi conto di come la vita e le
situazioni ad essa collegate si sviluppano nel succedersi quotidiano dei
giorni, sembra sempre più faticoso avere uno sguardo attento e lungimirante
sulla realtà che ci circonda o che viviamo concretamente, tanto che prendiamo
consapevolezza delle situazioni solo quando emergono prepotentemente e magari
in maniera violenta; l’anonimato, lo spazio privato che viviamo ormai in
maniera sempre più netta, ci ha tolto completamente quella capacità di passare
parole, di accorgerci anche dei minimi cambiamenti degli altri, di gioire
insieme o di “compartire” le fatiche, si perché le fatiche da soli diventano
macigni, ma insieme sono possibili da sostenere. Questi pensieri che scrivo
hanno come sottofondo emotivo i fatti dei giorni scorsi, ossia della scelta
drammatica delle tre persone a Civitanova, ma non solo loro, tanti sono nelle
condizioni disperate, di fatica, di isolamento, di difficoltà economica e
relazionale, si perché non possiamo non tener conto che si stanno logorando i
legami affettivi, i riferimenti famigliari e sociali; la crisi, la mancanza di
lavoro, i tagli e il rigore, i mercati e lo spread insieme all’incapacità della
classe politica, sta impoverendo non solo le nostre tasche ma il tessuto
sociale, una comunità che non è più
capace di agire insieme per trasformare un tempo di crisi in possibilità per
tutti, è divenuta semplicemente “un mucchio di individui” non certo una
società.
Questo tempo e questo passaggio storico stravolge e scuote
anche la mia fede; non riesco più a mettere insieme la ripetitività e la
stanchezza che spesso si respira nelle nostre chiese e la forza stravolgente
che ha manifestato Gesù di Nazareth, che a ben vedere si è Incarnato in un
tempo durante il quale le problematiche e le situazioni sociali non sono poi
così distanti dalle attuali: soprusi, violenze, disuguaglianze,
discriminazioni, abuso di potere politico e religioso, producevano vittime tra
gli strati più popolari della società tanto quanto oggi.

Vedo in questo seme che cresce e che
diventa un arbusto di senape, l’immagine di una lenta trasformazione della vita
della comunità cristiana, che si lascia accogliere dal tessuto umano dove vive
e dove è sempre più una minoranza, dove si affatica con gli altri lungo il cammino,
dove vive il silenzio al posto della frenesia di dare consigli e snocciolare
verità salde, dove non si spaventa di abitare il dubbio proprio e quello degli
altri, dove sa affaticarsi con le donne e gli uomini di questo tempo e
soprattutto dove è capace di far maturare, sviluppare la condivisione e il
senso di responsabilità verso gli altri. Come il seme che si spacca, la
comunità cristiana si mobilita.
Il rumore che ognuno è in grado di sentire... Laisa
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