domenica 18 gennaio 2015

Senza parole

Far risuonare le proprie parole, i propri pensieri, le proprie domande nel silenzio accogliente di una persona che ti ascolta in profondità, è una delle esperienze più forti e vitali che mi sia successo di sperimentare ultimamente.  Non ho mai concepito il mio percorso personale senza quel sano desiderio e bisogno di confrontarmi con qualcuno,  facendo sempre molta attenzione a cercare persone che sappiano in libertà porre le domande giuste, e per giuste intendo quelle che scomodano e invitano ad uno sguardo ampio, che sanno far emergere illusioni da abbandonare senza troppi rimpianti ed accogliere quelle opportunità concrete di crescita, che possono passare anche attraverso sacrifici, parola strana oggi ma quanto mai da riscoprire e ri- significare. Questo confronto non si può certo sperimentare con un numero allargato di persone,  esse al contrario vanno centellinate, identificate, vagliate, conosciute, perché alla fin dei conti e in sostanza,  si tratta di affidarsi reciprocamente.

Ultimamente faccio molta fatica a riconoscermi in questo ambiente culturale dove sembra che siamo tutti interconnessi, dove le relazioni valgono per il numero e non per la loro qualità, contano i clic, i “mi piaci”, assunti e ricercati come conferma indispensabile che nessuno ci dimentica o che la massa non ci ha messo ai margini, l’importante è non essere dimenticati e per questo va bene qualsiasi cosa anche se vuota di significato. Mi sono scoperto anch’io intrappolato e dipendente per certi aspetti, da questi meccanismi, che non prevedono mai un confronto e una reciprocità, se non in maniera superficiale e sicuramente non scomodante.

Ho ben chiaro il ricordo degli occhi, dello sguardo, della postura, del profondo silenzio che sembra aver perso il rapporto con il tempo che scorre e che quindi è libero dall’assillo del “tempo perso o guadagnato”, sono ben impressi nella mia memoria questi elementi che ho ritrovato nelle persone con cui ho condiviso un confronto e un ascolto profondo; chi sa ascoltare, è capace di far riverberare la tua vita, la riecheggia aggiungendo quel dono che consiste nel renderti consapevole della vita che sta germogliando in te, o che la stai soffocando…e quindi perché persistere? Ed è il “silenzio” di queste persone la cassa di risonanza, un silenzio mai emotivo, mai artefatto, mai giudicante, direi più un silenzio grembo.


Di fronte a tante contraddizioni che questo tempo presenta e che ostinatamente spesso confonde o non coglie, a tanta violenza, solitudine e fatica di convivenza, sento che è un dono grande quello che mi è stato fatto da queste persone, perché mi spingono ad andare a fondo nel mio desiderio di vita, mi hanno fatto trovare la passione per accogliere uno sguardo e di avere uno stile di relazione differente, più attento alla persona.

Avevo fatto risuonare a Dio la mia esigenza e Lui mi ha posto di fronte al suo Tu


Nessun commento:

Posta un commento