domenica 4 maggio 2014

Abitare il silenzio

Il silenzio non è mai nell'esperienza di Charles de F. un modo per isolarsi o per vivere il cuore a cuore con Dio in maniera intimista, certamente anche per lui è avvenuta un'evoluzione dell'esperienza di fede e d'incontro con Dio, che ha sempre vissuto come relazione. Il deserto è diventato non solo il luogo fisico della sua vita di piccolo fratello, ma si è trasformata anche in metafora della sua spiritualità, e come afferma Mondonico, non è andato nel deserto per essere eremita, ma per incontrare gli uomini e le donne che in esso vivevano come nomadi, dimenticati e isolati dal resto delle popolazioni. E' questa la contraddizione che diventa provocazione nella storia di fratel Carlo: va nel deserto per incontrare, per andare al cuore delle relazioni con chi è in un orizzonte culturale, religioso, sociale molto differente dal proprio; il deserto e il silenzio che ricerca costantemente non è altro che il percorso di semplificazione, di liberazione da fardelli inutili e ingombranti che non rendono l'incontro con l'altro, autentico e nutriente.
Il silenzio anche oggi, è ancora l'esperienza che può condurci nel cuore del nostro esistere e del nostro essere con gli altri, il silenzio scelto e praticato costantemente ci immette nei nostri deserti, ci fa incontrare con i nostri dubbi, ci evidenzia "il di più" che ostinatamente ci portiamo dietro come indispensabile, mentre spesso è semplicemente paura di accogliere un cambiamento necessario. 

Nella mia vita quotidiana scopro sempre con molta fatica quanto sia difficile cambiare prospettiva per accogliere questa priorità del silenzio, vederlo, sperimentarlo e accoglierlo come il luogo dove nasce ogni cosa; troppo spesso mi sento anch'io completamente imbevuto della mentalità efficentista in cui siamo nati e con cui misuriamo il valore di ogni azione e di ogni scelta, mentre a mio parere dovremmo incominciare con il fermarci, l'attendere, l'ascoltare, prima di ogni scelta da compiere, di ogni azione da mettere in atto, prima di ogni cambiamento da accogliere. 
Il nostro è un tempo di cambiamento profondo, in cui valori e pratiche relazionali si fondano su parametri e pilastri nuovi, anzi spesso non hanno nessun tipo di riferimento, semplicemente avvengono, è per questo che occorre ritornare al cuore di quello che viviamo, non per giudicare in maniera rigida, ma nemmeno continuare a disperderci in una continua improvvisazione, che rischia di farci sempre giocare al ribasso anche nella qualità delle relazioni e dello stare insieme, si per noi cristiani il silenzio diventa ancora il luogo dell'incontro di Dio e dell'uomo, possiamo scoprire di nuovo quell'invito di Carlo Carretto, cioè riconoscere e sperimentare "Il deserto nella città".
per chi vuole dialogare su quest'argomento e questa prospettiva di vita ti aspettiamo domenica 18 maggio dalle 16.00 alle 18.00 presso i locali della parrocchia San Marco alle Paludi ( fermo) per l'incontro di Spazi di fraternità. A dialogare con noi Salvatore Frigerio monaco camaldolese, biblista. 

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