Rientro in casa dopo una lunga giornata di lavoro e
incontri, la mattinata è impegnata con dei ragazzi di una scuola media, nel
pomeriggio incontro un gruppo di anziani per un progetto sui ricordi e con
questo secondo impegno mi finisco le corde vocali, per farmi comprendere è
necessario parlare a dei decibel decisamente sostenuti; termino il pomeriggio
con un incontro in comunità d’accoglienza, stanco ma soddisfatto rientro a
casa. La pioggia intensa di questi giorni ha creato molti problemi nel
quartiere, grandi pozze d’acqua dappertutto, mi metto alla ricerca del
posteggio sicuro, che vuol dire posizionarsi in modo tale che nessun albero o
lampione precipiti esattamente sulla mia auto, sarà una fissazione ma le
precauzioni non sono da sottovalutare, così cambio almeno quattro posti in
pochi metri quadrati di parcheggio, mi auguro solo che nessun vicino mi abbia
notato, anche perché ormai la mia auto è riconoscibile. Anche in una giornata
così piovosa e faticosa dal punto di vista lavorativo, arriva un raggio di
sole, caldo e diretto.
Il mio amico pachistano mi chiede un piacere, il suo
italiano diventa pessimo quando deve parlare con un autorità o chiedere
informazioni, è come se di colpo dimenticasse tutto, allora mi chiede di
aiutarlo; ho uno scampolo di energia e quindi mi rendo disponibile. Mi accorgo
in effetti che è preoccupato di qualcosa, è un po’ in ansia. Se posso, perché non
rendermi disponibile?. Senza fare il super eroe ci si può affiancare con
semplicità, e così cerco di fare. Al di là della questione specifica quello che
mi colpisce è la confidenza che spontaneamente si crea mentre siamo in auto, e
con molta naturalezza e come tra amici di vecchia data, incomincia a
raccontarmi la sua vita, le difficoltà vissute nella sua esperienza di
emigrato. Mi sembra di percepire altre voci, situazioni, esperienze, che ho
ascoltato e che si consumano nell’anonimato
più assoluto, spesso sono affianco a noi, parallele ai nostri quotidiani, ma
assolutamente invisibili eppure profondamente dolorose e piene di coraggio. Non
distinguo assolutamente se queste storie appartengono ad un immigrato o ad un
italiano, di fronte a chi vive con fatica la propria esistenza, c’è solo l’umano
da scorgere e rispettare. Ci sono parole che non posso dimenticare questa sera,
che mi aiutano a comprendere in profondità la mia storia, la mia scelta e soprattutto
mi fanno toccare il valore immenso della prossimità; questa persona si spende
per gli altri senza misura, perché qualcuno ha fatto con lui la stessa cosa
quando era veramente nel bisogno, non ha altro criterio per giustificare la sua
generosità, mi dice:_ se preghi è una cosa tra te e Dio, se aiuti qualcuno è
una cosa che riguarda te, l’altro e Dio. Mi viene in mente il versetto del
Vangelo “ Chi aiuta uno di questi piccoli
è come se lo facesse a me”, condivido questo pensiero con lui, mi guarda e
mi dice:_ è vero. Quando torniamo all’uomo
e alla sua dignità, inevitabilmente siamo nel cuore di Dio, e ci siamo insieme,
musulmano e cristiano, come questa sera. Questa persona è una vera provvidenza
per me, perché grazie al suo impegno ho trovato casa a Lido Tre Archi e così ho
potuto iniziare questo nuovo inserimento, è stata la mano di Dio, dopo un anno
e con la confidenza e la libertà che abbiamo ora posso esplicitarlo con
naturalezza; “quando ti vedo e posso dirti qualcosa mi sento in pace, perché sento
di potermi fidare”, questo mi risponde.
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