donna Tapirapè |
“Convertirla? Il proselitismo è una solenne sciocchezza.
Bisogna conoscersi e ascoltarsi”. Mi è sembrata una frase diretta e senza
possibilità di interpretazioni dietrologiche che poi rischiano di sminuire la
portata e la forza del pensiero espresso, che in questo caso è quello di papa
Francesco a colloquio con Eugenio Scafari.
Ho pensato a questa frase quando ho letto della notizia
della morte di una piccola sorella di Gesù che da oltre 60 anni ha vissuto
presso una comunità di Indios in Brasile precisamente i Tapirapé, notizia che vi
invito a leggere nel link che ho posto sotto. Una vita intera senza vedere mai
una conversione alla propria religione e un Battesimo, nella logica del
proselitismo un vero e proprio fallimento, nella logica del Vangelo?
Immergere nella dimensione di Dio gli uomini e le donne che
incontriamo, questa è per me al momento
attuale la domanda più scomoda e difficile, perché mi chiede di “conoscere e
ascoltare” come dice papa Francesco, prima di tutto Dio e allo stesso tempo chi
incontro. Noi cristiani siamo una minoranza e il rischio di ogni minoranza è
quello di voler essere maggioranza trasformando tutti a propria immagine, anche
Israele era un piccolo popolo sperduto che aveva il privilegio di diventare
benedizione per tutti.
ps Genoveva dal 1952 con i Tapirapè |
Piccola sorella Geneveva ha ridato vita ad un piccolo
popolo, ha scoperto insieme a loro nel ripetersi quotidiano del giorno dopo
giorno, il valore pieno e assoluto di uomini e donne definite da un
appartenenza culturale e religiosa per nulla inferiore a nessun altro popolo,
questo suo stare, abitare, mescolarsi, contaminarsi, disperdersi ha creato vita
e definito uno spazio sacro, la vita e l’esistenza di una popolazione, uomini e
donne concrete: non li ha forse battezzati? Non si è immersa nella logica di
Dio insieme a loro, sconfinando oltre ogni confine predefinito? Per me restano
domande aperte, e mi spingono a rileggere e vivere la fede, la ricerca di Dio,
la vita con altri in un orizzonte non ancora pienamente scoperto, eppure affascinante.
Leggendo l’articolo ho sentito e percepito il cuore della spiritualità di
nazareth; così riprendo il largo, anzi
no, il basso, verso il basso dei solchi delle nostre comunità dove senza
nessuna pretesa, gettati come semi, cresciamo nella passione di sentirci
reciprocamente appartenenti.
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